Non ci appartiene il riferire in questo luogo i fortunati successi delle truppe del re, che possono leggersi presso il Surita; basta a noi il dire, che (625) cadde Tripoli in loro potere (626).
L’acquisto di Tripoli era interessante così per il commercio di Alessandria, ch’era allora l’emporio de’ mercadanti, che per la navigazione di tutto il levante. Il re Ferdinando volendo mantenerlo, determinò l’anno seguente 1511 d’incorporare quella piazza, e quel porto al regno nostro di Sicilia, e perciò ordinò al vicerè Ugo de Moncada, che prendesse a suo carico di tenerla ben presidiata, e soccorsa. Il vicerè adunque destinò per capitano e governatore di Tripoli Giacomo Requesens cavaliere Catalano, il quale conducendo seco mille e cinquecento soldati partì per portarsi al governo destinatogli. Si unirono a lui molti cavalieri Spagnuoli, e Siciliani (627), che correr vollero la stessa sorte, de’ principali de’ quali ci registrò i nomi il Surita (628). Fu in questa occasione provveduto che le galee Siciliane in avvenire dovessero sempre svernare nel porto di Tripoli (629).
Erano già scorsi tre anni da che si era celebrato il parlamento generale, e perciò il vicerè, ricevutone l’ordine dalla corte, convocò il nuovo nella città di Palermo ai 10 di agosto 1511. Arrivato il prescritto giorno egli nella sala dell’antico palagio, ch’era chiamato lo Steri, esaggerò le grandi spese fatte dal re Cattolico per debellare l’audacia dei Mori dell’Africa, e gli acquisti già fatti contro i medesimi, e principalmente della città di Tripoli, che quel Sovrano avea già aggregata al regno di Sicilia (630); e mostrando la premura, che il detto Sovrano avea di acquistare interamente l’Africa, richiese per questo effetto un copioso donativo.
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