Il nostro commercio era inquietato da un famoso corsaro, che avea nome Solimano, il quale colle sue scorrerìe turbava i mari di Trapani, e di Marsala. Era ammiraglio della flotta siciliana Luigi Requesens, il quale volendo allontanare dalla nostra isola i corsari, sen’era andato sulla fine di luglio all’isola della Pantellerìa con animo di passare in Barberìa per tenere a freno gli armadori Moreschi. Comandava egli una nave, un galeone, e nove galee. La nave per causa de’ venti si era allontanata da quel [147] porto, quando si vide vicina una flottiglia di tredici fuste, che vedendola sola l’assaltarono per impadronirsene. Non potendo la nave ritirarsi, non soffiando alcun vento favorevole, dovette soffrire l’attacco, e coloro, che vi erano dentro, si disposero a difendersi, facendo uso della loro artiglierìa. Al rumore delle cannonate, che si udivano alla Pantellerìa, immaginò, com’era, il Requisens, che la sua nave fosse assalita da’ nemici, e volendola salvare, uscì tosto col galeone, e colle galee, e a forza di remi giunse al luogo del combattimento. I Mori essendo superiori, ed avendo il tempo propizio, volentieri attaccarono la battaglia; ma i nostri valorosi soldati, malgrado gli ostacoli, che si frapponeano, tennero fermo nella zuffa, che durò ben due ore, e ne restarono finalmente vittoriosi. Imperocchè, oltre di aver mandate a fondo tre fuste nemiche, s’impossessarono di altre sei, ed obbligarono le altre quattro malconcie a fuggirsene. Furono in questa azione fatti prigionieri quattrocento Mori, e cinquecento Turchi, senza contare il numero de’ morti, fra’ quali lo stesso Solimano ucciso con un colpo di cannone.
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