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      Ma veggendo che non era punto ascoltato, e che la plebe lo dispregiava, e mostrava di averlo in odio, prese lo espediente di rendersela amica con un altro mezzo, e fece per bocca del banditore promulgare, che ei liberavala dalla gabella della farina, che era sembrata sempre intollerabile, e che ordinava che tutti coloro, che si trovavano nelle carceri per debiti col regio fisco, fossero liberati, arrecando così, per salvarsi, non piccolo danno agli interessi del sovrano. Queste generose proferte fatte al popolo non produssero il desiato effetto. La plebe diventa sempreppiù insolente, quando conosce di essere temuta; il tumulto, malgrado le grazie che si esibivano, lungi dal cessare, crescea a dismisura, gridando ciascheduno, che deponesse il comando, che era spirato colla morte del re. Il Moncada per non esporsi a maggiori oltraggi, pensò prudentemente di ritirarsi al regio palagio (670).
      Si persuadea questo vicerè, che l’unica maniera per fermare il corso a questa vertigine popolare sarebbe stata quella di ottenere dal re Carlo, e dalla regina Giovanna la conferma nel viceregnato; e siccome questa non era arrivata, nè potea così presto venire, volle con uno stratagemma far credere al popolo, che già giungeva la cedola reale della sua conferma; e fattane spargere la fama nel giorno antecedente, nel seguente si vide accostare al porto una barca, dove era il finto inviato, che recava le lettere del re. Il Moncada per dare maggior peso a questa invenzione, gli mandò all’incontro varî nobili del suo partito, acciò lo ricevessero, e lo conducessero al regio palagio.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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