Ammirabile fu la condotta di questi cavalieri, che guidando ogni cosa secondo i dettami dell’equità, tennero il regno nella più desiderabile tranquillità (679).
In Brusselles nulla sapeasi di ciò, ch’era accaduto in Palermo, e il re Carlo fin dai 15 di marzo avea sottoscritta la cedola, che prorogava al Moncada il viceregnato di Sicilia per altri tre anni. Arrivò questa carta reale, ch’era la vera, al medesimo, mentre era a Messina nei primi del seguente aprile, ed egli la fece registrare in essa città a’ 12 dello stesso mese, come costa dal registro della regia cancellarìa (680). Era egli contento che il Re lo avesse confermato, e lusingavasi che il regno sarebbe finalmente ritornato sotto la sua ubbidienza. Con questa speranza dava le provvidenze, che credea utili al servigio del sovrano. Era egli stato avvisato che il re di Tunisi, il signore delle Gerbe, e molti corsali, volendo forse profittare delle vertigini, nelle quali era tutta la Sicilia, erano intenti a levare dalle mani del re di Aragona il porto, e la città di Tripoli; e quantunque fosse sicuro che la numerosa guarnigione, che presidiava quella piazza, avrebbe resi vani i loro sforzi, nondimeno, udendo la penuria de’ viveri, in cui trovavansi quei soldati, temea, se non si soccorrevano in tempo, ch’eglino costretti dalla fame non si arrendessero. La stessa scarsezza di vettovaglie cominciava a sentirsi a Messina dopo il suo arrivo, ed era suo interesse che questa città, ch’era stata l’unica, che lo avea riconosciuto, stesse nell’abbondanza.
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