Con noi, soggiunse per animarli al tumulto, si uniranno immantinente gli altri Siciliani, che soffrono le stesse oppressioni, e noi saremo i loro condottieri. Che se per ventura saremo vinti, meglio sarà per noi il morire colla spada alla mano, che fuggire come pecore per essere di poi scannati. Lungi da’ nostri petti il timore, e l’orror della morte, accingiamoci all’impresa, o per ottenere la libertà, o per morire gloriosi (701). Fu applaudito il discorso dello Squarcialupo: tutti i congiurati dichiararono di essere pronti a seguirlo, e a liberare la patria dalla schiavitù. Fu poi convenuto, che non doveano ribellarsi contro il re, nè discacciare il Pignatelli dalla presidenza del regno, a’ quali conveniva restar fedeli, ma che bisognava solo trar [158] vendetta da’ quattro giudici della gran corte, dall’avvocato fiscale della medesima, e dai maestri razionali, che si credeano gli autori della persecuzione; e ch’era anche di mestieri il sagrificare tutti i fautori del Moncada, il sangue de’ quali per la sicurezza della città dovea necessariamente spargersi.
Acciò poi questo colpo non fallisse, fu stabilito di differirne l’esecuzione a’ 23 di luglio, in cui si celebravano nel duomo i vespri per la festa di Santa Cristina (702), a’ quali assistea il vicerè con tutto il sacro consiglio, nel qual giorno era agevole di trovarvi tutti quelli, che s’era determinato di levare dal mondo. Sciolto il congresso Giovan Luca si applicò a preparar tutto, affinchè la congiura avesse il desiato effetto, esortando i suoi compagni alla costanza, e cercandone degli altri, per accrescerne il numero.
| |
Siciliani Squarcialupo Pignatelli Moncada Santa Cristina Giovan Luca
|