Gli furono quindi mandati in Messina cinque mila pedoni spagnuoli comandati da Ferdinando Larena, e mille cavalieri, alla testa de’ quali era Giovanni Guevara conte di Potenza.
Con questa piccola armata partì il Pignatelli da Messina, e fatto allora coraggioso girò per le città, che aveano tumultuato, per far subire a’ sollevati la pena di aver vilipesa la maestà regia. Venne prima a Randazzo, dove condannò molti a diversi supplizî, e i meno rei alle carceri, dichiarando rubelli, e confiscando li beni a coloro, che se n’erano fuggiti. Da Randazzo passò a Catania, dove fe fare il processo a’ delinquenti, fe’ tagliare la testa a Francesco Asmario, a Francesco Tortoreto, e a Giovanni Arena, altri condannò alla forca, ed altri così nobili, che plebei furono banditi dal regno. A Termini nulla oprò, riserbandosi a gastigare quella città con farvi svernare, come fece, a spese della medesima le truppe, che seco menato avea. In Palermo finalmente, dove era stato il maggior numero de’ congiurati, condannò alla mannaja Francesco Barresi, che abbiamo mentovato, Bartolomeo Squarcialupo fratello di Giovan Luca fumoso giureperito, e Giacomo dello stesso cognome, ma non della stessa famiglia, e fe’ mettere a suolo le loro case. Molti rei della plebe morirono col laccio, altri furono condannati alla galea, ed altri ad una perpetua carcere (713). Così fu gastigata questa sedizione, che per lo spazio di due anni, e mezzo vessato avea la Sicilia, e ritornarono nel regno i lieti, e tranquilli giorni.
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