Il re Carlo dispiaciuto delle continove scorrerìe, colle quali gli Algerini vessavano le coste di Spagna, e le città marittime di Napoli, e di Sicilia, si determinò di attaccare quella insolentissima nazione di Mori, che apportava lo spavento, e la desolazione a’ suoi stati, e perciò fe preparare una flotta, il di cui comando affidò ad Ugone Moncada, quello istesso, che fu nostro vicerè, sul di cui valore molto contava, cui ordinò di attaccare la città di Algeri. Messosi alla vela questo ammiraglio, ed arrivato presso quella città, fu assalita la sua squadra da una fiera tempesta il dì di S. Bartolomeo, 24 di agosto 1518, che la dissipò, e distrusse in parte, essendosi rotte in terra venti galee, ed altri vascelli, ed essendo periti quattro mila valorosi spagnuoli; fu perciò obbligato cogli avanzi miserabili della sua flotta di ritirarsi in Ibisa isola della Spagna. Risarcite le navi ebbe ordine di venirsene nel mediterraneo per guardare questo mare dalle incursioni de’ pirati (719). Indirizzò il Moncada le vele verso Trapani. Vuolsi che incontratosi con una [163] flottiglia di nove galee saracene attaccò battaglia, e disgraziatamente perdette due delle sue galee, e fu ferito con un dardo nella faccia, e con una palla di schioppo nella spalla. Dopo questa sventura venne nel porto di Marsala, dove si trattenne per sei mesi dopo che tre anni prima era stato discacciato dalla Sicilia (720). Nell’anno seguente partì Ugone Moncada da Marsala, e andò all’isola delle Gerbe, che conquistò a’ 13 di giugno, e rese tributaria al re di Sicilia, obbligando il signore di essa a pagare l’annuo censo di dodeci mila scudi (721).
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