Da Milazzo, dove era andato durante il contagio a ricoverarsi, il vicerè Pignatelli venne in Palermo, dove per particolare protezione del cielo non era quel male penetrato. Ivi gli arrivò una nuova conferma nel viceregnato sottoscritta dall’augusto Carlo ai 10 di luglio 1524 nella città di Stamburg in Germania, che ei fe’ poi registrare in Palermo ai 28 di ottobre dello stesso anno (744). Convocò dopo il suo arrivo nella capitale ai 30 di marzo dell’anno seguente 1525 il generale parlamento. Nell’apertura di esso espose questo cavaliere le spese ingenti, che avea sostenuto l’augusto Carlo per conservare i suoi stati, e principalmente il regno di Napoli assalito dai Francesi, e chiese trecento mila fiorini, che i parlamentarî, rispondendo alla di lui dimanda il dì 4 del seguente aprile, di buona voglia accordarono al medesimo [167] sovrano colla libertà di farne quell’uso, che gli paresse più conveniente. Fu fatto di poi un atto, con cui furono dichiarati regnicoli, e perciò capaci di concorrere ad ogni benefizio, Camillo Pignatelli, e i di lui tre figliuoli maschi, figlio, e nipoti del vicerè, cui fu anche accordato il solito regalo di cinque mila fiorini (745). Dovendosi di poi mandare un ambasciadore a Cesare per ricercargli alcune grazie, fu lo stesso vicerè eletto a portarne le suppliche all’imperiale trono.
Non partì così presto per la corte il Pignatelli, ma differì la sua mossa fino al seguente anno 1526, in cui volendo lasciare un presidente del regno nella sua lontananza in forza della podestà datagli di poter sostituire, elesse ai 6 di luglio Errico de Cardona arcivescovo di Morreale, che fu poi cardinale di Santa Chiesa (746). Dopo di questa elezione andò in Trapani; partì tre volte da quel porto, e vi fu respinto dai venti; ma finalmente con prospero viaggio si mosse per la Spagna, dove arrivato presentò all’augusto Carlo l’offerta del parlamento, e richiese molte grazie così a nome del regno, come in particolare a nome della città di Palermo (747), che furono in parte rimesse all’arbitrio dello stesso vicerè. Queste grazie furono concesse nella città di Granata agli 11 di dicembre dello stesso anno 1526 (748).
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