Quel che si avesse fatto il Gonzaga nella guerra del Piemonte, non è del nostro argomento il riferirlo. L’esito delle armi cesaree fu infelice, l’augusto Carlo portando la guerra nel cuore della Francia con una [177] poderosa armata di cinquanta mila fanti, e trenta mila cavalli, oltre la flotta, che comandava Andrea Doria, ebbe la peggio, e fu costretto a ritornare in Italia. Ivi trattenutosi qualche tempo, e lasciando il marchese del Vasto per governatore di Milano, con una armata andò a Genova, e a’ 15 di novembre s’imbarcò, e ritornò in Ispagna.
Fu allora incaricato il Gonzaga di ritornare al governo di Sicilia, dove noi crediamo che fosse arrivato nel mese di marzo 1537, giacchè l’ultimo dispaccio del maestro giustiziere è de’ 12 dello stesso mese (802). Era pur troppo necessaria alla Sicilia la dimora di questo vicerè, non già che si temessero i Francesi, ch’erano molto lontani, ma perchè ci facea paventare Solimano, che collegatosi con Francesco I re di Francia (803) teneva già lesta una formidabile armata per assisterlo, ed era a temersi che non piombasse su’ regni di Napoli, e di Sicilia. Arrivato questo vicerè in Messina si applicò a fortificare le città marittime del regno. Visitò tosto Siracusa, ed Agosta, ed ordinò che se ne ristorassero le muraglie. Ritornato a Messina, ch’era la chiave dell’oriente, diede le provvidenze, perchè si munisse di nuove fortezze, a fine di renderla atta a respingere gli Ottomani (804).
Siccome però abbisognava molto denaro per queste fabbriche, e i cento mila fiorini, che per le fortificazioni si erano offerti nel parlamento dell’anno 1531 non erano stati bastanti, si determinò di convocare in detta città un parlamento generale, che fissò per i 10 del mese di aprile.
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