Furono fatte nei dì seguenti diverse feste per l’arrivo di questa nobile dama (813).
Allontanatosi dai petti dei Siciliani ogni timore, poichè la flotta ottomana, che credeasi che fosse per piombare sopra il nostro regno, si era avviata contro l’isola di Corfù posseduta dalla repubblica di Venezia, e dopo di averne imprigionati gli abitanti, e bruciatine i casali, stava intenta ad assediare la città, e la fortezza, che erano ben munite, si cominciò nella nostra isola a respirare, e a desistere dal continuo allarme, in cui erano i nazionali per la comune difesa. Intanto considerando i Veneziani la necessità di collegarsi colle altre potenze cristiane, fecero una confederazione coll’augusto Carlo, col di lui fratello Ferdinando re dei Romani, e col papa, alla quale furono invitati il re di Portogallo, quel di Polonia, e il duca di Prussia. Volevano chiamarvi il re di Francia, ma non fu possibile, stante la nimicizia coll’imperadore. La flotta era già lesta nella estate dell’anno 1538. Andrea Doria, che era alla testa dell’armata, venne a Messina ai 27 di esso anno, ad oggetto di passare di poi a Corfù per assalire la flotta turca, che era all’assedio di quella città. Il vicerè Gonzaga era andato colla moglie in Messina, e lo incontrò al lido di S. Agata (814).
Siccome dovea egli ancora partire per questa spedizione, così volle lasciare nel regno un presidente, che ci reggesse durante la sua lontananza, ed in forza della facoltà concedutagli da S. M. Cesarea per dispaccio dato l’anno antecedente 1537 in Valladolid ai 20 di marzo, di scegliere, dovendo partire, per presidente del regno, chi più stimasse opportuno, si determinò di collocare in questa carica Arnaldo Albertino vescovo di Patti, ed inquisitore apostolico nel nostro regno.
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