La cedola viceregia di questa elezione fu da lui sottoscritta nella stessa città di Messina ai 29 del mese di agosto (815). La partenza della flotta, che era di cento trentasette vele, in cui erasi imbarcato il Gonzaga, partì per Corfù l’ultimo giorno dello stesso mese (816).
L’infelice esito di questa spedizione nella disfatta, che ebbe la flotta combinata al capo Figalo, ai 27 del seguente settembre, per cui Barbarossa ebbe la sorte di metterla in fuga, e di predare sei galee veneziane con altrettante navi da trasporto (817), e di far prigioni molti, anche dei nostri Siciliani, non ci fe’ molto desiderare il ritorno del vicerè Gonzaga. La flotta Cesarea dopo di avere all’improvviso assaltata, per risarcire l’onore delle armi imperiali, una città della Grecia detta Castelnuovo, fatti prigioni tre mila Turchi, e lasciativi da circa quattromila Spagnuoli di guarnigione, nel mese di dicembre ritornò a Messina, e con essa il vicerè, cui andarono all’incontro gli ambasciadori della città presso Cariddi (818). In questa occasione fu coniata al vicerè Gonzaga una medaglia, rappresentante nel diritto il busto di questo cavaliere vestito di usbergo, attorno al quale leggesi: FERD. GONZAGA D. DARM. VICER. SIC. GENERAL. CAR. V. IMP., e nel rovescio vi si scorge la suddetta città di Castelnuovo, che poggia su di un monte, e in distanza un aquila, sotto il di cui simbolo viene il Gonzaga, la quale punto non scoraggendosi nè dal mare frapposto, nè dall’altezza del monte, spinge verso il castello il suo volo con proposito di vincere, o di morire, coll’epigrafe: VIVO. O. MORTO.
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