O che il Cardona conoscendo la sua insufficienza nata o dalla vecchiaia, o dalle infermità avesse richiesto all’augusto Carlo la sua dimissione, o che questo monarca persuaso che ei non fosse opportuno al governo della Sicilia nei pressanti pericoli, in cui ritrovavasi abbia pensato di rimuoverlo, egli è certo, che mentre questo monarca era in Spira nella Germania, sotto il pretesto, che era il conte di Chiusa infermo, gli tolse il governo dell’isola con dispaccio dei 28 di marzo dello stesso anno 1544, ed elesse in sua vece per presidente del regno, fino che non fosse ritornato il Gonzaga, Giovanni d’Aragona, e Tagliavia marchese di Terranuova, che avea occupata la stessa carica per destinazione fattane dal Gonzaga, come abbiamo detto in questo stesso capo all’anno 1539. Il dispaccio cesareo non fu registrato in Palermo, che agli 8 del seguente mese di maggio (852).
Era veramente necessario un uomo attivo, e sperimentato al bisogno della Sicilia. Il Barbarossa avea saccheggiato le isole d’Ischia, e di Procida, dove avea fatti da mille e cinquecento schiavi. Lipari era stata presa; i suoi templi erano stati spogliati; le case svaligiate, e i miseri abitanti messi in ceppi al numero di settemila, che erano sopravvissuti dopo tanti disastri. La Sicilia perciò, e massimamente Messina, paventava un simile infortunio. Il marchese di Terranuova non trascurò di obbligare i cittadini a prendere le armi per la guardia di quella città, che era la più esposta. Vi furono anche chiamati i villani dei vicini paesi per fare delle fossate, e delle trincee, e furono anche obbligati alla custodia della città molti di Reggio, e dell’Abruzzo, che temendo le crudeltà del Barbarossa vi si erano ricoverati.
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