In somma non fu intralasciato mezzo per provvedere alla sicurezza della medesima, la quale di poi si serenò all’arrivo di Giannettino Doria, che era venuto con trenta galee ben armate per tener lontano l’ammiraglio Ottomano (853).
Dato, per quanto era in suo potere, ordine alla sicurezza della Sicilia, convocò il marchese di Terranuova per il dì 26 di gennaro 1545 uno straordinario parlamento in Palermo, nel qual giorno facendo considerare agli ordini dello stato le immense spese fatte dall’augusto Carlo non meno per resistere agli eserciti del re di Francia, che per allontanare il di lui collegato, cioè il gran signore, dall’Austria, che inoltrandosi vittorioso volea rapirgli, dimandò un nuovo sussidio. La Sicilia era spossata all’estremo per i frequenti donativi, che noi abbiamo rapportati, nè v’era maniera di poter compiacere il sovrano, stante la povertà, in cui erano particolarmente le città demaniali, e le terre baronali (854). Nondimeno la brama di [187] soddisfare in qualunque modo i desiderî dell’imperadore, li spinse ad offerire al medesimo cento mila scudi. Siccome però fu preveduto, che nelle presenti critiche circostanze non avrebbono potuto le comunità trarre dagli abitanti neppure un soldo, nè pagare la loro quota, così fu giudicato espediente, che il presidente del regno accordasse loro la facoltà, previo il consentimento del consiglio, di mettere nei loro territorî delle gabelle, e queste venderle, o darle a censo bollale, che fra noi chiamasi soggiogazione, per un dato tempo prefisso col volere dei cittadini, ad oggetto di pagare col capitale quella porzione del donativo, che dovessero (855).
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