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      Parve assai giusta questa proposizione del vicerè ai tre bracci del parlamento, i quali accordarono once mille per le paghe suddette. Ma poichè non voleano aggravare la nazione, e altronde era rimasta qualche considerabile porzione dei 50 mila scudi, che nel parlamento straordinario dell’anno antecedente si erano tassati a pagare per la difesa del regno, perciò determinarono, che la detta somma si prendesse dal denaro sopravvanzato. Furono però eccettuati i quindici mila scudi, che la città di Palermo avea avuto in prestito da’ deputati, affine di piantare in Palermo la fabbrica dei panni, che si volle che restassero nelle mani del senato, in guisa che, se il restante non arrivava alle once mille, si stabilì, che ciò che mancava per compir questa somma, si dovesse pagare da tutto il regno (861). Fu eletto per ambasciadore del parlamento Antonio Branciforte barone di Mirto, il quale portatosi a Ratisbona, dove era l’augusto Carlo, fe’ l’offerta del donativo nel dì ultimo di luglio dello stesso anno, e ottenne alcune delle grazie, che i parlamentarî aveano dimandato, come si può osservare nei capitoli del regno (862).
      Poco si trattenne presso di noi dopo il parlamento il vicerè Gonzaga. Era morto intorno a quel tempo Alfonso Avalos marchese del Vasto, ed uno dei più sperimentati capitani, che avesse avuto Cesare, il quale era governatore di Milano. Questo stato era la pupilla degli occhi di Carlo, e perciò bisognava sostituirgli un uomo del pari sperimentato, e prode, come l’Avalos.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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