Fu d’uopo che il Doria si framezzasse, e dopo varie difficoltà fu risoluto che ciascheduno comandasse con assoluto potere le truppe a se affidate, e che la campagna fosse regolata dal consiglio di guerra, e dalla pluralità dei voti, e che gli ordini si dassero a nome dell’imperadore, come s’egli fosse presente a quello assedio. Accomodate queste differenze nella stessa città di Trapani, dove erano nate, partì la flotta, e andò all’assedio di Mahadìa, che Dragutte avea fortificata, e munita di soldatesche, e d’armi. Il primo assalto fu dato da’ Siciliani per ordine del Vega, malgrado il contrario avviso degli altri uffiziali, e fu funestissimo, essendo restati vittima delle spade moresche tutti coloro, che si avvicinarono alla breccia. Questo scacco, ch’ebbero le truppe siciliane, e le malattie entrate nello esercito, che trassero molti a morte (886), faceano già pensare a sciogliere l’assedio. Devesi al coraggio di Garzìa di Toledo, e a quello de’ cavalieri di Malta l’acquisto di quella città e del castello. Eglino assalendo una muraglia, che stava dalla parte del mare, ch’era indifesa, entrarono coraggiosamente in città, ed apportandovi lo scompiglio, obbligarono coloro, che stavano alla difesa della trincea, e del castello, ad abbandonarli, per occorrere dove credeano, che fosse entrato tutto l’esercito nemico, dando così campo alle truppe spagnuole, e siciliane di assalire gli abbandonati posti, ed impossessarsi della città, e della fortezza (887). Accadde questa conquista nel dì 11 di settembre.
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