Ma il vicerè nostro temendo che il re Cattolico non cambiasse sentimenti, o che per le solite cabale di corte non gli togliesse il comando di quest’armata, e immaginando [202] di trarre da questa impresa molta gloria, si affrettò a partire da Messina, dove si trovava, e lasciato per presidente del regno nella sua lontananza Ferdinando de Silva marchese della Favara, come costa dal dispaccio viceregio sottoscritto in detta città a’ 28 di ottobre 1559 (932), s’imbarcò, e andossene a Malta, dove avea ordinato che si riducessero tutte le forze destinate per l’assedio di Tripoli, e vi giunse alla metà del mese di dicembre. Mentre in quell’isola si aspettavano le galee di Milano, di Genova, e di Napoli, Giovanni la Valletta fece alla presenza di questo vicerè la rivista delle truppe della religione, che avrebbono servito in questa occasione, che consistevano in mille e cinquecento uomini stipendiati dall’ordine, e in quattrocento cavalieri volontarî, che si erano esibiti di marciare contro gl’infedeli. Aspettò ben due mesi il duca di Medinaceli, prima che arrivassero i soccorsi ordinati dal monarca delle Spagne, nel qual tempo le soldatesche, che avea menate dalla Sicilia, si ammalarono, ma furono soccorse a tempo dalla carità di quei cavalieri (933).
Radunatesi tutte le forze destinate all’assedio di Tripoli, prima di partire furono tenuti in presenza del duca di Medinaceli diversi consigli di guerra, ne’ quali intervennero oltre il Valletta i principali uffiziali per istabilire le operazioni di questa campagna.
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