Ivi stavano appiattati codesti corsali, e spiavano da lontano i legni, che sortivano dai porti della Spagna, e viaggiavano per il mediterraneo, e allo approcciamento dei medesimi, montando sulle loro galeotte, o fuste andavano addosso a quelle navi, e se ne rendevano padroni. Conobbe perciò il re suddetto, che finattanto che gli Affricani erano in possesso del Pegnone, non potea esservi alcuna sicurezza nel mediterraneo nè per gli Spagnuoli, nè per gli altri legni cristiani, che vi veleggiavano, e ch’era necessario di farneli sloggiare ad ogni costo. Ordinò adunque che si allestisse una potente squadra, la quale non solo servisse per la difesa di Orano, che attaccata inutilmente l’anno antecedente dagli Algerini veniva in quest’anno nuovamente dai medesimi minacciata di assedio, ma tentasse ancora di togliere loro il Sasso di Velez. Scrisse a quest’oggetto al nostro vicerè duca di Medinaceli, affinchè allestisse la flottiglia delle galee siciliane, e la spedisse in Ispagna.
Siccome questo interesse era comune con tutti gli altri principi cristiani, così costoro furono invitati dal re Cattolico alla detta impresa, e questi volentieri vi concorsero. Vuolsi che la flotta già preparata fosse di centotredici galee (958), delle quali cinque erano della religione di Malta, otto del gran duca di Toscana, sei del Papa, otto del re di Portogallo, dodici di Giovanni Andrea Doria, tre del duca di Savoja, e il resto era tratto dai regni di Spagna, di Sicilia, e di Napoli. Il Muratori (959) restringe il numero delle galee a sole ottantasette.
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