Essendo così sedotto dai singhiozzi delle sultane, e dalle insinuazioni dello Iman l’animo del gran signore, non gli parvero nè grandi, nè insormontabili le difficoltà proposte dal bassà Maometto, e dal luogotenente Aly, e si determinò nel consiglio alla impresa di Malta.
Furono scelti per questa spedizione Pialy per ammiraglio, e Mustafà per generale in terra. Erano ambidue per le riportate vittorie in grandissima estimazione del gran signore di Costantinopoli, il quale raccomandò loro che andassero di accordo, ma soprattutto che non si discostassero dai consigli, e dai suggerimenti del famoso Dragutte, che era il più grande uomo di mare, che fosse nello impero ottomano, e nudriva un odio particolare, ed implacabile contro i cavalieri gerosolimitani. Unir doveansi alla gran flotta, che stava preparata, per ordine supremo molti vascelli, e galee, che comandava Ulucchiali rinegato calabrese, che recar dovea d’Alessandria quelle, che avrebbe spedite il governatore di Rodi, le altre di Hascen, e di Dragutte, e tutte le barche dei corsari della Barberìa, che ebbero ordine di avvicinarsi all’isola di Malta, e di aspettarvi la flotta imperiale (974). Fu ai ministri del consiglio prescritto il più rigoroso silenzio, fino che questo progetto non giungesse alla sua intera perfezione.
Per quanto però segreti fossero questi [214] preparamenti, penetraronsi nondimeno da Malta, e dal re Filippo; e sebbene non sene sapesse precisamente il destino, pure sospettavasi che questo turbine potesse cadere o contro Malta, o contro il monarca delle Spagne.
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