Questi dunque dichiarò capitan generale di mare il de Toledo, e spedendolo per vicerè di Sicilia gli ordinò, che si portasse prima alla Goletta di Tunisi per metterla in istato di difesa, e che poi passasse in Malta per consultare col gran maestro, quali fossero i mezzi per tener lontana la flotta ottomana da qualunque impresa, che tentar potesse contro quell’isola, o contro il regno nostro di Sicilia. Ecco perchè il Toledo appena arrivato in Messina, senza curarsi di fare la solenne funzione del possesso, si affrettò di partire per soccorrere la Goletta, e lasciò lo stesso Bartolomeo Sebastiano vescovo di Patti per presidente del regno nella sua lontananza, spedendogliene il dispaccio viceregio ai 4 del seguente aprile (975).
Partì egli coll’accompagnamento di 29 galee bene armate, e cariche di soldatesche; e siccome gli tornava meglio di conferire col gran maestro la Vallette, prima di portarsi a quella piazza, andossene a Malta, dove ragionando col medesimo intorno alle diverse notizie, che ricevute aveano della flotta turca, convennero di assistersi reciprocamente con tutte le loro forze. Mancava quell’isola di provigioni da bocca, e di soldatesche, se mai era costretta a sofferire un lungo assedio; e il vicerè promise, tostochè fosse ritornato in Sicilia, di provvedernela abbondantemente, e per caparra della sua promessa vi lasciò come in ostaggio uno dei suoi figliuoli. Ciò fatto s’imbarcò per Tunisi, ed osservate le fortificazioni della Goletta, le fe riattare dove il bisogno lo ricercava, e a mille soldati, che vi erano di guarnigione, aggiunse altre quattro compagnie di milizie spagnuole, e tosto pensò di restituirsi in Sicilia.
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