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      Forse sarebbesi interamente guarito, se egli fosse stato più sobrio durante la convalescenza; ma siccome non seppe astenersi da certi piaceri, che erano pregiudizievoli alla di lui sanità, ricadde nel mese di giugno nella stessa infermità, e l’ultimo dì del seguente luglio se ne morì, senza che le preghiere ai santi, e le loro reliquie gli avessero punto giovato (1036).
      Era il marchese di Pescara nel fiore della sua età, quando fu rapito dalla morte; imperocchè non avea neppur compito l’anno quarantesimo. Fu di alta, e proporzionata statura, e bellissimo di volto, in guisa che e per la sua avvenenza, e per la fresca età, e per i piacevoli suoi costumi era divenuto l’oggetto idolatrato dalle dame del secolo. Mostrossi egli compiacente colle medesime, ed amò sopratutto una donzella nobile, ed insieme povera, con cui consumando di giorno in giorno le sue forze nelle lotte di Venere, dovette alla fine soccombere. [226] Intorno a questo cavaliere non sono uniformi i giudizî degli storici. Comunemente fu compianta la di lui morte; giacchè le maniere dolci colle quali trattava, la protezione che accordava alle scienze, ed ai letterati (1037), le premure che si diede per accrescere le fortificazioni e in Palermo, e nelle altre città marittime (1038), e lo avere finalmente dato un freno alle frequenti liti, e alla lunghezza di esse (1039), lo resero amabile alla maggior parte dei Siciliani. Qualcheduno non dimeno l’incolpa di essersi lasciato menare per il naso dal suo segretario, di essersi dato agli amori, e di essere stato troppo indulgente colla corte di Roma nello affare della Monarchia.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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