Ce mot vient de l’italien carusello diminutif de carro Chariot. Questo è uno degli enormi sbagli, che questi aristarchi della letteratura hanno preso nel voluminoso dizionario, che presentato hanno al pubblico, e in particolare intorno alle cose di Sicilia, per le quali basta leggere lo esame dell’articolo Palermo (1056) della enciclopedìa scritto da Basilio de Alustra, che oggi si è smascherato col vero nome di D. Salvadore di Blasi mio fratello priore Benedittino. Or chi ha mai rivelato ai signori enciclopedisti, [230] che Carusello sia parola italiana, e che significhi un piccolo carro? Questa è parola pretta siciliana, che tuttavia è in uso, e addita un piccolo vaso di creta, di cui si servono i ragazzi per conservarvi il denaro. Il giuoco dunque dei Caruselli, tuttochè si agguagliasse ai tornei, e alle giostre, in quanto i cavalieri combattenti erano divisi in distinte quadriglie, e vestiti di diversi colori co’ pennacchi al cimiero, e recando in mano degli scudi o con imprese, o con motti allusivi al combattimento, era nondimeno diverso nella maniera di combattere, avvegnachè non aveano i giostranti cavalieri altre armi, che i detti vasi fragili di creta più fina, e pieni di acque odorifere. Con questi gli uni inseguivano gli altri, e ciascheduno riparava il colpo, che segli scagliava, o col proprio scudo, o cogli omeri, ch’erano coperti di acciajo. Così ci viene descritto questo giuoco da un poeta citato dal Gambacorta (1057), i di cui versi sono i seguenti:
In certamen eunt terni, victusque fugatur
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