Di tutti questi esercizî ginnastici non n’è rimasto a’ nostri giorni in uso che questo ultimo della Canna, o dello Anello, non già presso i nobili (1060), ma nel volgo, che precede quello, che vien chiamato della Papera, ossia dell’Oca, nel quale stanno appesi varî animali vivi, che poi, fatta la prova della infilzatura dello anello, vengono tagliati a pezzi con de’ coltellacci da coloro, che corrono a cavallo (1061).
Ora per ritornare alla nostra storia cronologica, e alle geste del celebre nostro concittadino Carlo Aragona, siccome gli eventi delle guerre sono incerti, ed i preparamenti per la nuova campagna fatti dall’imperadore Selimo erano grandissimi, così questo presidente del regno principe di Castelvetrano [231] non lasciò di premunirsi; acciò, se mai la sorte si dichiarava a favore dei Musulmani, potesse egli preservare la Sicilia da qualunque invasione, che costoro tentar potessero. Si applicò dunque a risarcire le fortificazioni per tutto il regno, e in Palermo edificò presso la porta di Carini il gran baluardo, che da lui prese il nome, e chiamavasi il Bastione di Aragona (1062). Radunò inoltre tutte le milizie, ch’erano nell’isola, così di fanti, che di cavalieri, e le divise in tre piccole armate, assegnandone una per ciascheduna valle, ed elesse tre vicarî, che la comandassero, ognuno nella valle a se assegnata. Fe ancora generale il proprio figliuolo marchese d’Avola, cui assegnò un corpo volante di quattrocento cavalli, acciò occorresse dappertutto, ove il bisogno lo chiamasse.
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