Questo progetto fu da tutti conosciuto utilissimo; ma il serenissimo Giovanni d’Austria, che volea ritornare in Ispagna, si scusò dall’eseguirlo sotto il pretesto, che ne volea un comando espresso dal re Cattolico suo fratello. Ne fu perciò scritto a Madrid, e fu approvato; ma quando giunsero le risposte dalla corte, era già inoltrato l’autunno, e sovrastava l’inverno, laonde fu risoluto di differirlo a miglior tempo. Intanto il principe volendo eseguire il meditato viaggio per la Spagna, lasciò al presidente del regno, e al duca di Sessa, che per malattia era rimasto in Sicilia, le istruzioni di ciò, che dovessero fare nel caso, che i Turchi ritornassero, e a’ 19 di ottobre partì da Palermo (1073).
      La morte del gran sultano Selimo, la quale accadde a’ 13 del seguente dicembre, sebbene avesse assicurata la Sicilia da un così formidabile nemico, nondimeno ignorandosi se Amuratte suo figliuolo, e successore volesse seguire le pedate del padre, il principe di Castelvetrano non istimò di restarsene tranquillo, molto più che la fama recava, che i preparamenti di guerra incominciati da Selimo non erano sospesi, e continuavano a farsi. Ne avvisò egli il re Cattolico, da cui ebbe ordine di convocare uno straordinario parlamento per ottenere nuovi sussidî per le spese, che far dovevansi per la custodia del regno. Questa adunanza fu convocata per i dieci di aprile 1575, nel qual giorno ne fu fatta l’apertura, e la proposta. Stiedero ben dieci giorni gli ordini dello stato in frequenti conferenze per trovare il modo di sovvenire il sovrano; ma per quanto eglino si fossero affaticati, non trovavano la [234] via di soddisfare a’ di lui desiderî: tale era la povertà, e la miseria, a cui era ridotto il regno.