In questa adunanza fu offerto al re il solito donativo dei trecento mila fiorini: furono prorogati [235] quelli dei centomila per le fortificazioni, e dei quarantotto mila per i ponti: fu rinnovato quello di ventimila scudi per le fabbriche dei reali palagi, e fu fatta l’offerta di dugento mila scudi da pagarsi in cinque anni, per mantenere trecento uomini da cavalleria divisi in compagnie, a fine di potere accorrere secondo l’uopo nelle incursioni dei Mori. Fu eletto per ambasciadore del parlamento con un sussidio di ottomila scudi Giovanni di Aragona marchese d’Avola, e figliuolo del presidente del regno principe di Castelvetrano, cui fu fatto il consueto dono di cinquemila fiorini. Il cameriere maggiore di esso presidente ebbe accresciuto di altri cinquanta scudi l’introdotto regalo, avendo ottenute cento oncie (1081). I regî uffiziali ebbero le solite once sessanta.
Non passò guari, che i parlamentarî furono richiamati in Palermo per dare al re un nuovo sussidio. Le guerre delle Fiandre sostenute con tanta ostinazione dai rubelli, e dal re Cattolico, che poi terminarono colla perdita della Olanda, influivano sulla Sicilia che era spesso richiesta di somministrare del denaro al suo sovrano, malgrado che questi fosse padrone delle miniere del Messico, e del Perù. Il principe di Castelvetrano ebbe ordine dalla corte di Madrid di convocare un parlamento straordinario, che ei aprì in Palermo ai 3 di febbraro 1577. Siccome la guerra dei Paesi Bassi, non era una ragione sufficiente per esigere dai Siciliani una nuova contribuzione dietro a tante, che sen’erano fatte, così fu adoprato nel chiederla il solito pretesto dell’armamento del Turco, e delle minacce, che ei facea d’invadere il regno.
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