Costui tentò per allora invano questa impresa, e ritornato in Costantinopoli suggerì al gran Signore, che erano necessarie maggiori forze per eseguirla. Furono perciò date le disposizioni, acciò si allestisse per l’anno 1582 una più poderosa flotta. Comparvero alcune galee di essa al numero di sei nei nostri mari nel mese di aprile, e sbarcando i Turchi nei lidi di Terranova, saccheggiarono quella città, e menarono seco intorno a ottanta schiavi. Questa insolenza usata in Sicilia, e la fama sparsasi che l’armata turca, che si aspettava a momenti, sarebbe andata all’assedio di Malta, fe risolvere il vicerè Colonna a dare gli ordini necessarî per la custodia del regno; e intanto si determinò di andare egli stesso in Malta, affine di osservare in quale stato fossero le fortificazioni di quell’isola, e di animare quei cavalieri ad una gagliarda difesa nel caso, che fossero assaliti (1112).
      Prima di fare questo viaggio tenne egli in Palermo il consueto ordinario parlamento nel mese di giugno di quest’anno, in cui nella più succinta maniera richiese a nome del sovrano i soliti ordinarî donativi. Alla qual dimanda non trovandosi verun ostacolo, ai 18 di questo mese fu risposto colla esibizione dei doni consueti, e solo nell’offerire i dugento mila scudi per mantenere la cavallerìa fu rinnovata la supplica, che fosse a grado del re il levare questa importuna soldatesca, e di armare in vece di essa le sei galee, delle quali si è parlato. Sebbene poi il vicerè non avesse dimandato altro, vollero nonostante i parlamentarî di loro spontanea volontà imporsi in servigio del re una gabella sulle carte da giuoco, che fu creduta di dover essere considerabile, e vantaggiosa agl’interessi reali.