In questa occasione non solamente fu fatto al vicerè il solito dono di cinque mila fiorini, ma inoltre ne fu offerto un altro di trentamila scudi, che fu gradito, ma non accettato da questo generoso cavaliere (1113). Anche qua non si fa motto del cameriere maggiore, e uffiziali regî. Furono chieste in quest’adunanza alcune grazie allo stesso vicerè, che egli in parte accordò, come può vedersi nel secondo tomo dei capitoli del regno pag. 273, fra le quali quella, che si facesse una nuova numerazione degli abitanti, e fu accordata, e compita nell’anno seguente, e ne montò il numero a novecento settantuno mila quattrocento ed uno.
      Volendo dunque portarsi a Malta, per non lasciare il regno senza un capo, dichiarò presidente del regno Fabrizio Ruffo conte di Sinopoli, e principe di Scilla, e ne spedì il dispaccio in Messina a’ 20 di settembre 1582 (1114). Erano venute per prenderlo a bordo due galee della religione, alle quali egli ne unì cinque della squadra di Sicilia, e imbarcatosi andò in quell’isola, dove fu ricevuto dal gran maestro, e da quei cavalieri con grandi onorificenze, e trattato splendidamente; ed avendola trovata tranquilla, ben fortificata, e fornita di tutto il bisognevole per la difesa, [244] commendato lo zelo del gran maestro, e di quei cavalieri, e ringraziatili degli onori fattigli, colla stessa scorta se ne tornò in Sicilia, e vi arrivò verso i 15 del seguente mese di ottobre (1115).
      Restituitosi nel nostro regno ebbe premura, come forse n’era convenuto col gran maestro, di spedire delle truppe in Malta per la difesa di quell’isola, nel caso che l’Ulucchiali avesse in mira di assediarla; e perciò v’inviò seicento fanti spagnuoli, e cinque galee comandate da Emanuele Ponz de Leon, di poi ve ne mandò altre quattro cariche di provvisioni da guerra sotto gli ordini del cavaliere Francesco Colonna.