Abbellita questa strada, insinuò il Colonna che dovessero adornarsi le strade fuori le mura, l’una delle quali dalla Porta Nuova conducea a Morreale, e l’altra dalla Porta Felice guidava sino al piano così detto di S. Erasmo (1118). Accudì a’ suggerimenti del vicerè il senato di Palermo, e da una parte migliorò la strada, che conducea a Morreale, ornandola di pioppi, e dall’altra fe lastricare di grossi sassi riquadrati quella, che dalla Porta Felice guidava al piano di S. Erasmo, e a questa volle dare il nome dello stesso viceregnante, chiamandola Strada Colonna.
      Tutte queste grandiose imprese furon promosse, e protette da questo cavaliere, la di cui splendidezza, e generosità, e la premura, [245] che si dava per tener contenti i popoli affidatigli, occupandoli in festeggiamenti continovi, lo resero amabile a’ Siciliani, e massimamente a’ Palermitani, la patria de’ quali per di lui opera era diventata così splendida. Ma egli era uomo, come tutti gli altri, e perciò soggetto a’ difetti, per cui diede campo a’ suoi nemici di calunniarlo presso il sospettosissimo Filippo II re di Spagna. Avea egli per segretario un certo nominato Sigimero, il quale avea preso un cotale ascendente sull’animo del suo padrone, ch’era divenuto l’unica fonte, da cui scaturivano tutte le grazie, e a diritto, ed a rovescio esercitava nel regno un assoluto potere, ed aggravava i popoli con estorsioni. Frequenti erano i ricorsi contro questo assassino, ed erano così chiare le prove de’ di lui misfatti, che lo stesso vicerè fu costretto a privarlo di carica, e, compilato il processo, a condannarlo a perdere la vita su di un palco, sebbene poi gli abbia commutata la pena in una perpetua carcere nel castello di Termini.