Pompeo Colonna ancora di lui fratello, che colla carica di vicario generale stavasene a Catania, angariava i popoli, e dava motivo alle doglianze de’ medesimi fatte alla corte di Madrid. Allontanato da’ fianchi del vicerè il disgraziato Sigimero, entrò in grazia del medesimo un altro favorito romano, chiamato Bracalone, cavaliere di Malta, il quale abusava del pari della confidenza, che il Colonna gli accordava (1119).
Accrebbe le doglianze contro il vicerè Colonna un’amorosa corrispondenza, ch’ei mantenea con una dama di distinzione, il di cui marito, durante questa tresca, fu trovato ucciso. I di lui parenti ne fecero gravi rimostranze alla corte di Madrid. Appoggiavano questi ricorsi i Messinesi, i quali mal soffrivano la preferenza, che questo signore dava a Palermo, la città rivale della loro patria, e le cure, ch’ei si dava per renderla più magnifica. Assordate le orecchie del re Filippo II dalle tante memorie, che gli arrivavano frequentemente dalla Sicilia contro il vicerè Colonna, vi spedì un visitatore, che altri chiamano Gregorio Bravo, altri Bracco, per esaminarne la condotta. Questi, o che avesse de’ riguardi verso il vicerè, o che avesse riconosciuto, ch’erano nella maggior parte insussistenti le accuse fatte contro il medesimo, salvò interamente la di lui riputazione, e fe cadere tutto il suo sindicato contro le ossa di Pompeo Colonna fratello del medesimo, ch’era stato incolpato di avere abusato dell’autorità di vicario generale, angariando, e arricchendosi colle sostanze de’ popoli.
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