Furono perciò ad insinuazione di questo vicerè fatte raccogliere dal senato tutte le acque di quel lago in un medesimo luogo, e dandosi alle stesse il necessario scolo in varie parti della città per condotti segreti, fu Palermo liberata dalla inclemenza dell’aria. In testimonianza di questa utilissima opera fu apposta sopra un muro dirimpetto al luogo, dove era il lago, la lapide, che ancor vi esiste, in cui rapportasi questo fatto colla iscrizione, che compose il nostro celebre poeta Antonio Veneziano, in cui leggesi, come segue.
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Magno Invicto.
REGI PHILIPPO SECUNDO.
Didaco Henriquez et Gusman Com. Albadal. Proregi lectissimo, et aetatis suae cautissimo (1152).
Andreas Salazar Praet. Urb. II. cujus pervigilem administrationem difficillimis temporibus Resp. comprobavit. Et Hieronymus Cona, D. Franciscus Homodeus, Jacobus Diana, Augustinus Bonaccoltus, Laurentius Montagna, et D. Rogerius Salamonius PP. C.
Quod aqua papyretica, quae omnem prope oram temporum negligentia corruperat, alveo, ripisque curatis, per secretos ductus opere fornicato derivata est, viae munitae, et finitimis aedibus, et Templis, reddita Coeli temperatura salutaris An. MDLXXXXI.
Noi non la finiremo mai, se imprendessimo a descrivere le varie fontane di acque fresche, ed abbondanti, che sotto questo vicerè furono sparse per la città a comodo degli abitanti. Le due della casa allora della dogana, che oggi chiamasi la regia vicaria: quelle dette del Garraffo, e del Garraffello: quella dei quattro venti al Molo, che per ordine del presidente del regno il cavaliere Gioachino Fons de Viela fu diroccata, e trasportata presso il mare l’anno 1785, quella al borgo di S. Lucia, ed altre si videro scorrere per la prima volta nel governo del conte di Albadalista.
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