In questo anno ottenne il conte di Albadalista la conferma per altri tre anni nel viceregnato di Sicilia. Il re Filippo II contento della di lui amministrazione, e dell’attenzione, con cui procurava i vantaggi della corona, gliene spedì il dispaccio dal monistero di S. Lorenzo a’ 4 di agosto; ma egli non lo fe registrare, nè prese il nuovo possesso che a’ 23 di marzo 1589 (1158).
Sarebbe stato felice il suo governo, se fosse terminato nel primo triennio. Era egli amato e per la sua pietà, e per il suo disinteresse, e per l’amore della giustizia: ma gli anni seguenti gli furono funistissimi, e lo scoraggirono in modo, che ne cadde infermo, e fu costretto a chiedere il permesso di ritornarsene. L’anno presente 1589, e i due seguenti tennero afflitto il regno per una micidiale carestìa. Egli avea avuta la principal colpa in questo disastro; avvegnachè la premura, che s’era data ne’ due anni 1587, e 1588, di provvedere la Spagna di frumenti, lo fece trascorrere a permetterne l’estrazione in così prodigiosa quantità, che ne restarono quasi che voti i granai del regno. Concorsero ad ingannarlo i possessori de’ frumenti, i quali volendo profittare del vantaggioso prezzo, ch’esibivano i mercadanti spagnuoli, lo bindolarono, dandogli ad intendere, che la Sicilia era provista per molti, e molti anni, e che non v’era pericolo che i grani potessero mancare. Fa bisogno che colui, che governa questa isola, tenga gli occhi aperti contro di coloro, che hanno possessioni frumentarie, e contro di quelli, che sono i mezzani delle compre, e delle vendite.
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