Il conte per il cattivo tempo non potè allor partire, e sbarcò, e tornossene al regio palagio (1172), e poi andossene a Messina nel mese di marzo, nel qual tempo venne il nuovo vicerè.
La partenza del conte per Messina dicesi accaduta ai 16 di marzo, dove continuò a governare, fino che il suo successore non venne a rilevarlo dall’incomodo governo. Cavaliere più presto sventurato, che inopportuno ad amministrare la carica di vicerè. I di lui intemerati costumi: l’amore, che nudriva per la giustizia: il suo disinteresse: il portamento grave, che in un governante non istà male, non dovendo chi regge accomunarsi coi sudditi, erano qualità tutte, che lo rendevano degno di comandare. Ma le disgrazie, che accaddero al regno nel suo viceregnato, lo resero odioso. Egli è vero che ei ne fu in parte la cagione, ma chi è mai quell’uomo, che non sia soggetto ad ingannarsi? Chi sta alla testa del governo è, più che ogni altro, esposto a cadere in errore; circondato da persone, che per lo più non guardano il pubblico bene, ma il proprio vantaggio, è spessamente tradito. Se i ministri del patrimonio di quel tempo, ch’ei avea consultati, gli avessero esposto il vero stato frumentario della Sicilia, egli non avrebbe così largamente accordato l’estrazioni dei grani, e il regno sofferto non avrebbe la carestia, che fu allora così funesta, e rese abominevole il nome del conte di Albadalista.
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CAPO XI.
Arrigo de Gusman conte di Olivares vicerè, Giovanni Ventimiglia marchese di Geraci presidente del regno.
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