Aprì le orecchie alla seducente offerta il re Filippo, e con suo real dispaccio confermò loro gli antichi privilegi, accordò a’ medesimi la grazia di ergere nella loro città l’università degli studî, ed inoltre quella, che i vicerè durante il triennale loro governo dovessero risedere co’ tribunali in Messina per lo spazio di diciotto mesi. Ma il privilegio maggiore fu quello, con cui fu loro concesso il diritto privativo della estrazione delle sete. Produssero eglino questo famoso diploma nel parlamento tenutosi in Palermo nel mese di luglio 1592. Ma i parlamentarî riconoscendolo pregiudizievole al regno, vi si opposero, e indussero il conte di Albadalista a consultare l’ordine. Il re Cattolico però, che già avea ricevuto il denaro, volle che senza replica si dasse esecuzione a’ suoi comandi.
Siccome però i Messinesi stendendo più del dovere il loro privilegio, pretendevano di essere anch’esenti dalle dogane, che si pagavano alla corona, il conte di Olivares, non tenendo conto di questa loro pretenzione, nel partire da Messina ordinò al duca di Airola, ch’era lo strategoto, che obbligasse que’ cittadini a pagare le regie dogane, ciò che fu fatto, sebbene di malanimo, da’ medesimi. Subentrato poi nello stesso impiego Giovanni Ventimiglia marchese di Geraci, il popolo messinese sotto il pretesto della penuria de’ grani l’anno 1593 dimandò tumultuariamente, che fossero abolite le dogane. Per sedare questo moto si congregò il senato di quella città nella solita sala, per trovare la maniera di sollevare la plebe dalla creduta oppressione.
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