Non ci resta che un sommario de’ medesimi, che il canonico Antonino Mongitore tenea manoscritto, e il suo nipote il pievano Francesco Serio promulgò l’anno 1749 (1191); dal quale, senza sapere cosa il vicerè abbia proposto, rileviamo che furono accordati al sovrano i soliti donativi, ed anche quello della farina per altri dieci anni. Ne’ capitoli del regno (1192) si fa menzione di questo parlamento, e si danno le provvidenze intorno alle grazie, che vi furono richieste. Rammentansi ancora i consueti doni fatti al vicerè, al di lui cameriere, e agli altri regî uffiziali.
L’armata ottomana, che non comparve, come si temea, nell’anno 1593, si fe poi vedere ne’ nostri mari nello entrare, che fe il mese di settembre di questo anno 1594. Ne avea il comando Sinam bassà. Chi fosse stato costui, come fosse cascato nelle mani de’ Turchi, come abbia rinegato la fede cattolica, e come co’ suoi talenti sia salito a’ supremi gradi, si è da noi abbastanza detto al capo VI (1193) sotto il governo del vicerè duca di Medinaceli all’anno 1562. Fatto egli prima bassà di Babilonia, e poi Agà de’ Giannizzeri, fu finalmente promosso nell’anno 1593 al supremo grado dell’ammiragliato di mare, come fu allora avvertito, e gli fu affidata la flotta, di cui parliamo. Non recossi egli direttamente in Sicilia, ma prima battè i mari di Toscana, e poi quelli di Malta; dopo di che fu veduta la sua grande armata nelle acque di Sicilia. All’arrivo di questa flotta, che buttò le ancore alla così detta fossa di S. Giovanni in Calabria, entrò il terrore per tutta la Sicilia, ed in particolare in Messina, e ne’ luoghi convicini, ch’erano i primi esposti alla invasione.
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