Il conte di Olivares nulla omise per la custodia del regno, e sopratutto per quella parte della valle di Demona; intimò nuovamente il servizio militare; ed ordinò al marchese di Geraci strategoto di Messina, che invigilasse alla difesa di quella valle, se mai i Turchi tentassero di farvi qualche sbarco. Tremisteri, ch’era alla costa di mezzo giorno, fu allora scelta per piazza d’armi, d’onde erano particolarmente guardate le terre di Mili, Lardarìa, e S. Filippo, luoghi importanti per i molti molini, che davano la sussistenza a Messina. Ivi il marchese di Geraci, e il marchese di Grotterìa comandavano un corpo d’armata consistente in sette mila fanti, e trecento cavalli, oltre una compagnìa di cittadini volontarî. Dalla parte di tramontana vi era un’altro rispettabile esercito di cinque mila uomini, e di [261] seicento cavalli. Comandavano la fanteria Giangiacomo del Pozzo, e il cavaliere Ansalone, e la cavallerìa era sotto gli ordini di Fabrizio Branciforte generale del regno. Furono in questa occasione cercati de’ soccorsi a Roma, ed a Madrid, e fu pregato il principe Doria a venire tantosto colla squadra delle sue galee. Fu inoltre fatta alla bocca del porto di Messina una catena di barche, per impedire ogni approccio. Varî tentativi fe Sinam bassà (1194); ma respinto da’ coraggiosi Siciliani, levò le ancore dopo quattro giorni, e ritornò a Costantinopoli. Dopo la partenza della flotta turca arrivò in Messina il principe Doria con cinquantotto galee, ove fu ricevuto colle dovute onorificenze; ma udendo che il bassà sen’era andato, e conoscendo perciò che non era più necessario il suo ajuto, se ne ritornò ancor egli, e recossi a Genova (1195).
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