Siccome poi si accorse, che costoro non erano vigilanti, quanto era necessario, e usavano qualche contemplazione, scelse un terzo vicario generale, cioè Francesco Bologna, cui diede un’amplissima autorità, anche sopra gli altri due già eletti, incaricandolo d’invigilare particolarmente sulla loro condotta (1266). Ordinò ancora che si facesse nella capitale, dove era maggiore il concorso de’ famelici, la numerazione delle anime, affinchè si sapesse precisamente quanto pane bisognasse ogni giorno, e per impedire ogni inutile consumo de’ grani, a’ 22 di ottobre promulgò un bando, con cui sotto la pena di oncie dieci vietò agli uomini di poter portare i manichini, e i collari stirati con amido (1267). Siccome poi in questa occasione si era introdotta in Sicilia la moneta mancante, egli con sua prammatica ordinò che non passasse, ma si dovesse portare alle tavole di Palermo, e di Messina per ricambiarsi con altra di giusto peso (1268).
CAPO XIV.
Giovanni Fernandez Paceco marchese di Vigliena vicerè, il cardinal Giannettino Doria arcivescovo di Palermo luogotenente del regno.
Di breve durata furono le angustie, che provò per riparare alla carestia il marchese di Geraci. Il re Filippo III appena udita la morte del duca di Feria spedì il dispaccio a Giovanni Fernandez Paceco marchese di Vigliena, e duca di Ascalone, con cui lo creò vicerè di Sicilia. Trovavasi egli ambasciadore alla corte di Roma, e perciò non tardò molto a venire in Sicilia. Non ci è riuscito di trovare nè nell’officina della cancellerìa, nè in quella del protonotaro la cedola reale per sapere il giorno, in cui fu eletto.
| |
Francesco Bologna Sicilia Palermo Messina Fernandez Paceco Vigliena Giannettino Doria Palermo Geraci Filippo III Feria Giovanni Fernandez Paceco Vigliena Ascalone Sicilia Roma Sicilia
|