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      Questo legno, che portava tanti tesori, in una tempesta urtò innavvedutamente, si conquassò in certi scogli, e si ruppe tutto, e con esso caddero in mare, senza potersi ricuperare, le casse di scritture, che recava. Questo disastro rovinò tante rispettabili famiglie (1277), che si veggono prive dei monumenti, coi quali potrebbero ricuperare i beni o distratti, o perduti (1278).
      Nell’anno 1608, in cui il vicerè era ritornato in Palermo, comparvero a’ 20 di maggio nel porto di essa città cinque galee francesi, le quali portavano il nipote di Arrigo IV re di Francia (1279). Furono le galee salutate dall’artiglieria della città, ed egli entrò in essa, e andò ad abitare al regio palagio ricevuto con tutti gli onori, e fra le truppe urbane squadronate per le strade, per le quali passava. Il senato gli fe i doni, che soleano farsi a’ vicerè, quando entravano in carica. Il marchese di Vigliena lo trattò [278] a sue spese, ma questo signore vi si trattenne soli due giorni; avvegnachè a’ 22 dello stesso mese, essendo il tempo propizio, accompagnato nel proprio cocchio dal vicerè, andossene a bordo, e montato sulla capitana veleggiò verso il suo destino (1280).
      L’affare della monetazione da farsi nella zecca a Messina solamente, come pretendeano i Messinesi, fu rimesso dal re Filippo III al consiglio d’Italia, dove, malgrado che fosse ivi reggente Giovanni d’Aragona palermitano, fu votato nel mese di giugno di quest’anno 1608, che stesse fermo il privilegio dei Messinesi, e che non si potesse altrove, che nella loro città coniare la moneta; e quando anche il pubblico bene ricercasse una nuova zecca, questa non potesse ergersi, se non in quel luogo, che fosse piacciuto a’ Messinesi, i quali avrebbono certamente preferito qualunque altra città, fuori che Palermo (1281). Scrive il Bonfiglio (1282), che non ostante questa risoluzione non si fabbricò la moneta, che nell’anno 1610, imperocchè il vicerè dispiacciuto che i Messinesi avessero vinto, sotto varî pretesti impedì l’esecuzione del real ordine; ma noi vedremo frappoco che s’ingannò.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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