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      Partendo da Sicilia una nave, che recava in Ispagna molto denaro, ed arredi preziosi, detta la Bellina, fra molti viandanti, che andavano in quel regno, vi s’imbarcò questo cavaliere. Sventuratamente il legno s’incontrò con alcune fuste turche, e sebbene si fosse venuto a battaglia, e ne fossero morti parecchi dall’una, e dall’altra parte, fra’ quali dei Cristiani si annovera un certo Antonio Sandoval, nondimeno la maggior forza, e il maggior numero de’ Maomettani superò i nostri, e la nave con tutto il ricco bottino venne in loro potere, restando schiavi quanti sopravvissero, fra’ quali questo figliuolo del vicerè. Così lasciarono scritto il Paruta (1285), e il Bonfiglio (1286), il quale rammenta fra le cose preziose un letto ricchissimo di singolar lavoro, ed alcuni vasi di argento, che Giovanni Ventimiglia marchese di Geraci mandava al re Cattolico. Se ne restasse dolente il marchese vicerè, e con esso tutta la nazione, che compassionava il disastro di questo cavaliere, è inutile che noi lo rileviamo. Si conoscerà quanto sieno stati i Siciliani sensibili a questo infortunio dalle premure, ch’ebbero gli ordini dello stato per liberare Diego della schiavitudine.
      La rifazione delle monete diveniva sempreppiù necessaria. I venditori ricusavano di ricevere le monete tosate, e i compratori, non correndone delle altre, non poteano spenderle, nè erano punto disposti a darle a peso. Quindi era interrotto ogni commercio così [279] esterno, che interno, e nelle stesse città, e terre riuscivano malagevoli le vendite, e le compre.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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