Il marchese di Vigliena, pressato dai replicati ordini della corte a favore di Messina, dovette finalmente cedere, ed ordinare che si coniasse al più presto, che fosse possibile, la nuova moneta. Mancava nondimeno l’argento per fabbricarsi, nè si potea fondere la vecchia, se prima non era coniata la nuova. Quindi in Palermo a’ 5 di gennaro 1609 fu promulgato un bando, per cui si ordinava che tutti coloro, che avessero degli argenti, dovessero rivelarli, e portarli alla Tavola, ossia al banco pubblico, dove si sarebbono pagati alla ragione di tarini 10 per oncia, servendo i detti argenti per la nuova monetazione (1287). A’ 22 di giugno poi dello stesso anno fu emanato un ordine viceregio, per cui il detto banco fu obbligato a pagare a coloro che depositavano le patacche ritagliate, monete di tarini quattro, tre e due corrispondenti al valore estrinseco di quelle che consegnate aveano, ciò che apportò al banco un danno considerabile. In esso bando però fu stabilito, che per coloro, che volessero in avvenire ricambiare le monete ritagliate colle nuove, dovesse farsi il cambio, non già come si era fatto per quelle, che erano state depositate, quanto è a dire di moneta a moneta, ma di peso a peso (1288). Venne poi nel dì 26 di esso mese la nuova moneta da Messina alla somma di cento mila scudi, che fattosene il saggio, fu trovata di ottima qualità, e fu tosto consegnata a’ governatori, e a’ cassieri del banco. Allora cominciò a circolare la nuova moneta, e a’ 14 del seguente luglio fu riaperto a vantaggio de’ poveri il monte della Pietà, che per difetto della medesima stava chiuso; e per la città a’ 25 di esso mese furono aperti de’ piccoli banchi, ne’ quali si prendevano le monete mancanti, e si ricambiavano colle nuove da peso a peso.
| |
Vigliena Messina Palermo Tavola Messina Pietà
|