Ogni cosa si era passata pacificamente in questo parlamento; ma un nuovo dazio, che volea imporsi nel regno, sconcertò la buona armonìa. Il re Filippo III, dopo che fu costretto a cedere i Paesi Bassi, e cessò di far la guerra, rivolse i suoi pensieri a tener netti i mari, che bagnavano le coste de’ suoi regni, e prese al suo soldo il conte Antonio Scarlai inglese capitano coraggioso, e sperimentato, cui incaricò che venisse in Sicilia, e dasse la caccia ai pirati. Giunse questi prima che si celebrasse il parlamento, e recando al vicerè gli ordini del re Cattolico, richiese che si armassero altri vascelli oltre a quelli, ch’egli avea condotti, e che si arrolasse gente per andare in corso contro i corsali. Furono spediti i dispacci necessarî per il regno dal marchese di Vigliena per far leva di soldati, e marinari, e fu provisto che si armassero quei legni, ch’ei credea opportuni al bisogno. Siccome però per il soldo di questo comandante, delle milizie, e della marinerìa era necessaria una spesa esorbitante, cui l’esausto regio erario non potea soggiacere, il vicerè, senza prendere l’avviso, come dovea, dal regio consiglio, pensò di mettere un nuovo dazio, con cui si potesse supplire al mantenimento di questa gente, e nel dì 21 di maggio, mentre si stavano facendo le solite sessioni parlamentarie, promulgò un ordine a nome del re, con cui stabilì una nuova tassa, detta fra di noi impropriamente Pandetta, per i notari, maestri notari, ed altri uffiziali, comandando loro che in avvenire esigessero per gli atti giudiziali il doppio di quanto prima riscuotevano, e che questo sopravanzo andasse a vantaggio del regio erario (1295).
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