Ciò fatto partissi, e venne a Palermo al primo del seguente mese di aprile. Era egli andato per terra fino a Termini, dove fe venire le galee, e di là si mosse per portarsi alla capitale. Siccome il detto giorno era il venerdì santo, essendo caduta la Pasqua a’ 3 di esso mese (1310), così fu differita l’entrata al seguente sabato. Sbarcò egli a Piè di Grotta colla viceregina, e montando su di un superbo, e ben bardato cavallo presentatogli in dono dalla città, marciò per la strada del Cassero fra il duca di Terranuova, che prendea la destra, ed il conte di Buscemi, ch’era il pretore, e stava alla sinistra, facendogli corona i senatori, i ministri, e la nobiltà. Erano squadronati gli artisti, che componevano le milizie urbane dall’una, e dall’altra parte della strada, e con questo accompagnamento andò al duomo, e prese il solenne possesso. La viceregina entrata in una ricca carrozza tirata da due cavalli in compagnia delle dame, che la corteggiavano, fu condotta al regio palagio, dove anche giunse di poi il vicerè, fatto ch’ebbe alla cattedrale il solito giuramento.
Era il duca di Ossuna nella fresca età di anni trentuno, quando venne a governare la Sicilia; mostrossi nondimeno uomo di grande esperienza negli affari politici, severo amministratore della giustizia, di un ingegno pronto e di uno spirito coraggioso, ed avido di gloria. Non potea la corte di Madrid scegliere ne’ bisogni del regno un soggetto migliore. L’entusiasmo della religione, da cui, siccome abbiamo osservato, era invaso il marchese di Vigliena, e per cui le redini del governo erano nelle mani de’ suoi familiari, avea introdotti nell’isola innumerabili disordini, per estirpare i quali era necessario un governante austero, e costante.
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