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      I nobili si erano assuefatti ad una certa indipendenza, e si faceano lecita ogni cosa. Una perniciosa anarchia regnava dappertutto, i ladri della città, e della campagna sotto l’ombra della loro protezione commetteano alla giornata furti, ed omicidî. Un prodigioso numero di sicarî si era sparso per tutto il regno, i quali con poco denaro erano gli strumenti della vendetta di coloro, ch’erano fra di loro nemici; e felice era colui, che preveniva, disfacendosi per mezzo di costoro del suo avversario. Se alcuno di questi misantropi cadea nelle mani della giustizia, s’imbarazzava per modo co’ maneggi de’ protettori il processo, che o ne sortiva innocente, o era condannato ad una lieve pena. Altri vizî, che la verecondia di uno storico non comporta che sieno svelati, impunemente regnavano, non restando salva la pudicizia nemmeno della più tenera età.
      Non erano sconosciuti questi disordini al nuovo vicerè, il quale essendosi intrattenuto molto tempo in Napoli, era stato fatto consapevole di ogni cosa, e vuolsi che fra le altre incombenze, ch’ei si procurò dalla corte, vi fosse anche quella di riesaminare i processi de’ delinquenti, e di punirli severamente, se si fosse usata indulgenza. Non vi fu forse viceregnato più rigoroso di questo, nè in cui si fosse proceduto con più sollecitudine contro i rei, come quello del duca di Ossuna. Non erano scorsi cinque giorni, da che avea preso possesso, che furono carcerati a’ 7 di aprile tutti i malandrini, e vagabondi, che camminavano liberamente per Palermo.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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