Era cosa compassionevole il vedere i più rispettabili capi di Messina condursi dal capitano d’armi, e dai suoi sgherri, entrare di giorno in Palermo in una figura così umiliante, e co’ ferri a’ piedi per la Porta Felice, e menarsi sino alla vicarìa fra la folla della gente, che era accorsa ad osservare questo spettacolo; sebbene eglino persuasi dalla giustizia della loro causa si mostrassero arditi, ed inflessibili. Non ebbero però fine con questa mortificante entrata le loro disgrazie; nel dì seguente furono per ordine dello stesso vicerè separati l’uno dall’altro, e a ciascheduno furono assegnate due guardie. In capo ad alquanti giorni furono trasportati al Molo in certe segrete carceri fabbricate appostatamente per loro, dove erano guardati da soldati mantenuti a loro spese (1320).
L’eccessivo rigore usato dal severo duca di Ossuna contro i Messinesi fu cagione di diversi parlari, non essendo mancati coloro che lo condannavano, e di quelli che lo commendavano, come giusto per metter freno alle tumultuazioni, che erano frequenti in quella città. Quegli abitanti udendo come si procedea contro i loro magistrati, non se ne stiedero neghittosi, e tosto spedirono dei corrieri alla corte di Madrid, e rappresentarono coi più vivi colori l’aggravio ricevuto, e il poco conto, che quel vicerè mostrava di fare delle grazie sovrane accordate alla loro patria. Incaricarono inoltre il Glaricio famoso giureconsulto, ed Alberto Piccolo, che fu mandato in Ispagna, a scrivere a favore dei privilegi di Messina.
| |
Messina Palermo Porta Felice Molo Ossuna Messinesi Madrid Glaricio Alberto Piccolo Ispagna Messina
|