Per armare queste truppe avea il vicerè ordinato ai 26 di marzo che tutti i cittadini, che avessero pistole, e schioppi grandi e piccoli, li dovessero portare al regio palagio, dove sarebbe stato loro soddisfatto il prezzo delle dette armi da fuoco: sotto la pena per coloro, che l’avessero nascosto, di dieci anni di galera, se fossero ignobili, e della carcere in un castello, colla confiscazione della terza parte dei loro beni, se fossero nobili (1322). Queste armi furono dispensate ai soldati, che doveano partire, ciascheduno dei quali fu provisto di munizioni da guerra.
Ai sette dello stesso mese di aprile partì la divisata flottiglia di nove galee, menando seco tremila soldati imbarcati sopra alcune navi da carico. Era diretta verso Biserta città della Barberìa. Alcuni brigantini mori si erano molti giorni prima impossessati di una feluga [288] siciliana, e dalla ciurma saputo aveano i preparamenti, che stavansi facendo a Palermo; laonde ritornati in Barberìa ne aveano avvisati i Bisertani, contro i quali si armava, e questi udendone la notizia si prepararono ad una valida difesa (1323). In Malta si stava all’erta, essendosi sparsa voce che i corsari di Affrica aveano in animo d’insignorirsi dell’isola del Gozzo, e perciò il gran maestro la fornì di truppe, e di munizioni (1324), e tenne insieme in Barberìa delle intelligenze per sapere i loro movimenti. Seppe dunque dalle sue spie che Biserta si armava, ed avea nel suo porto un esercito di quattromila cavalli, senza contare i fanti, che erano in maggior numero.
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