L’esatta amministrazione della giustizia, l’accrescimento delle forze non meno terrestri, che marittime, il continuo esercizio che si dava alle soldatesche, perchè non marcissero nell’ozio, la facilità del commercio interno, ed esterno, la protezione che si accordava, come or ora diremo, alle arti, e alle scienze, cospiravano a rendere felici i popoli, e famoso il nome de’ Siciliani. Quindi è che questo vicerè fu l’idolo degli abitanti. Gli stessi Messinesi, comunque ne dovessero restare poco contenti, perchè non dimorò secondo i patti nella loro città, e per il rigore, col quale li trattò, per avere eglino sostenuta con ostinazione la esenzione dalle straordinarie contribuzioni stabilite nel parlamento dell’anno 1612, non [291] lasciarono nondimeno di tessergli degli elogi (1343). Tanto è vero, che la virtù si fa largo dappertutto, ed è rispettata fino da’ nemici.
Tutte queste lusinghiere speranze svanirono colla di lui partenza. Essendo stato promosso sulla fine di quest’anno 1615 all’insigne carica di presidente del consiglio d’Italia il conte di Lemos, gli fu sostituito il nostro duca di Ossuna nel viceregnato di Napoli. Si trattenne egli qualche tempo in Sicilia prima di assumere il nuovo governo; così per isbrigare alcuni affari, come per aspettare, che il suo antecessore partisse per Spagna, e non si mosse da Palermo che a’ 15 di luglio del seguente anno 1616 (1344).
Fu compiuta sotto il duca di Ossuna la facciata della piazza Vigliena, che chiamasi S. Cristina dalla statua di questa vergine protettrice della città, che vi fu innalzata.
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