Dopo di essersi trattenuto qualche tempo il conte di Castro in Messina (dove vuolsi che in contemplazione del suo confessore p. Stefano de Muniera de’ Mercenarî Scalzi abbia promosso l’erezione della chiesa, e convento di S. Carlo, facendone fare l’apertura con molta solennità, ch’egli onorò colla sua presenza (1353)), ne partì servito dalle galee di Sicilia, e di Malta per portarsi in Palermo, dove giunse a’ 13 di novembre, e si trattenne al Castello a mare sino a’ 24 di esso mese, in cui fece la pubblica entrata, passando per un arco trionfale, che il senato gli fe preparare, di cui attesta il Paruta di avere egli stesso dato il disegno (1354).
Le dette galee dovettero colle maltesi ritornare a Messina, dove si aspettavano le triremi napolitane, e la flotta spagnuola apparentemente per i pericoli dell’armata ottomana (1355), ma in verità per far la guerra a’ Veneziani, come accadde, quantunque poi per le pratiche del re di Francia siasi conchiusa la pace a’ 6 di settembre 1617 fra quella repubblica, e la casa d’Austria (1356). Ritornate le nostre galee dopo la pace, e assicurate le due isole di Sicilia, e di Malta da ogni temuta invasione de’ Turchi per la morte immatura del Sultano Achmet, pensò il conte di Castro di allontanare i pirati, che tuttavia affliggevano il nostro regno, fra quali era famigerato un certo Sansone celebre rinnegato, che rendea colle sue scorrerìe poco sicuro il commercio. Scrisse perciò al gran maestro, acciò per la vegnente primavera spedisse in Palermo le galee della religione, affinchè unite alle siciliane passassero in Barberìa per tenere a freno i corsari, e il circonciso Sansone.
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