Volentieri il Vignacour acconsentì al progetto del vicerè, e promise di mandare la flotta maltese nell’anno seguente, come poi fece.
      Vennero in fatti le galee maltesi in Palermo nell’anno 1618 comandate dal conte d’Elda, le quali unitesi alle nostre al primo [294] buon vento si posero alla vela per eseguire quanto il vicerè desiderava. Fu questa impresa felicissima; giacchè sulle prime trovandosi la flottiglia combinata nelle acque presso l’isola della Pantellarìa, ebbe la sorte di ricuperare una nave cristiana, che poco prima era stata conquistata dalle galee di Biserta. Inoltrandosi poi s’incontrò in una orca nemica carica di mercatanzìe, che da Susa viaggiava verso Tunisi, e le fu facile d’impossessarsene, e di farvi un ricco bottino. Udendo poi i comandanti dagli schiavi, che fatti aveano, come il Sansone, che cercavano, stavasi ancorato nel porto di Susa, marciarono a quella volta per sorprenderlo, ed arrivati di notte concepirono il gran disegno d’incendiare i vascelli di quel corsaro. Imbarcatisi dunque alcuni cavalieri, e i più coraggiosi soldati in certe gondole, delle quali si erano impossessati, si avvicinarono per eseguire il meditato progetto. Non potè nondimeno questo guidarsi così segretamente, che non lo penetrasse il Sansone, il quale accortosi di ciò ch’era, fe tosto montare a bordo i suoi, ed alcuni di quei paesani, e postosi sulla difesa, facendo uso degli archibugi, e delle freccie tentò di distrarre il meditato incendio, e di fare allontanare i nostri; i quali però non ostante l’evidente pericolo che correvano, giunsero ad attaccare una camicia di pece ad un vascello, e datogli fuoco se ne ritornarono alle loro galee.