Era necessario che nella capitale vi fosse un arsenale, in cui si potessero fabbricare le galee, o conservarsi. Pensò il vicerè a nobilitarla con questo edifizio, e diede principio a quel maestoso terzanà, che si osserva [296] al Molo, a’ 24 gennaro 1621. Fu buttata la prima pietra in detto giorno dalla viceregina, dapoichè fu benedetta dal cardinal Doria arcivescovo di Palermo, che intervenne col clero a questa funzione, nella quale fu presente lo stesso vicerè, il senato di Palermo, i magistrati, la nobiltà, ed un folto popolo. Questa fabbrica si continuò lentamente sotto altri vicerè, come si dirà in appresso.
Intanto avvicinatosi il tempo dell’ordinario parlamento, il conte di Castro lo convocò nella sala del regio palagio di Palermo nel mese di luglio del medesimo anno. Ne avea egli ricevuto il comando dal re Filippo III, il quale non sopravisse sino al tempo di questa assemblea, essendo morto nel dì ultimo del mese di marzo nella fresca età di quarantatrè anni. Arrivò la notizia della morte di questo pio principe in Palermo nel mese di aprile, e il conte di Castro nel mese di maggio seguente ordinò che fosse acclamato il di lui primogenito Filippo IV, che era il legittimo successore ne’ regni del padre, colle stesse cerimonie, che abbiamo riferito in questo libro (1365) nell’acclamazione di Filippo III, a cui dopo furono fatti solenni funerali non meno in Palermo, che per tutte le città, e terre del regno, e fu preso il bruno dalla nobiltà, e da’ magistrati.
Venendo di poi il mese di luglio fu fatta l’apertura dell’assemblea parlamentaria, nella quale il vicerè conte di Castro facendo rilevare agli ordini dello stato le ingenti spese, che facea il sovrano per preservare il regno da’ nemici, raccomandò loro che lo soccorressero co’ soliti donativi, e colla prorogazione di quelli che o erano spirati, o stavano per spirare.
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