Stava alla testa degli affari sotto questo sovrano il conte di Olivares, dalla di cui pessima condotta riconosce la Spagna la perdita di tanti stati (1371), il quale paventando i talenti del principe Emanuele, e la grande estimazione, in cui era presso quel monarca, e prendendone ombra, cercava di allontanarlo da’ fianchi di Filippo, ed accettò volentieri l’occasione della licenza domandata dal conte di Castro per suggerire al medesimo, che il di lui servigio ricercava, che il principe Emanuele Filiberto di Savoja fosse destinato al viceregnato di Sicilia. Ne fu spedito il dispaccio reale in Madrid a’ 24 di dicembre 1621 (1372).
Giunse dunque in Messina questo real principe, siccome si è detto, nel mese di febbraro, nel di cui giorno ventesimosesto prese il solenne possesso colle solite formalità nella cattedrale. Vi si fermò egli fino al mese di novembre, quanto è a dire per lo spazio di intorno a nove mesi, della qual dimora quanto ne fossero stati lieti, e contenti quei cittadini, è inutile che noi lo rileviamo. Quantunque eglino fin dall’anno 1591 avessero [298] ottenuto da Filippo II che i vicerè dovessero stare diciotto mesi in Messina, ed altrettanti in Palermo, e sebbene questo privilegio fosse stato loro confermato l’anno 1616 da Filippo III, pur nondimeno non aveano mai potuto goderne. I vicerè ora con un pretesto, ora con un altro scansavano di stare in Messina, e dimoravano per lo più in Palermo. Laonde può ciascuno argomentare, s’eglino si rallegrassero, osservando che il nuovo vicerè stavasene volentieri presso di loro.
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