Corse egli, durante il suo scabroso governo, rischio di restare ucciso. Si trasportavano i cadaveri per seppellirsi in certi carri; mentre un carro di questi passava per il quartiere di S. Anna, accadde che certe lenzuola, che stavano distese ad una finestra di un soldato spagnuolo, toccarono gl’infetti corpi. I becchini accortisine fecero istanza che le lenzuola si portassero al Lazzaretto per purgarsi; al che si opposero i soldati spagnuoli. Chiamatosi Vincenzo Termine deputato del quartiere, e avendo ordinato che si eseguisse quanto i becchini detto aveano, gli spagnuoli batterono i ministri, ch’eseguivano il comando, e maltrattarono il deputato. Corse in difesa della giustizia il popolo, e ne nacque un attacco fra’ cittadini, e i soldati, che adoprando le armi da fuoco ne stroppiarono molti. Uditasi questa zuffa dal cardinale, andò egli stesso a piedi per sedarla, ma gli Spagnuoli punto non rispettando il ragguardevole personaggio, gli uccisero con due moschettate a’ fianchi due uomini, che confessati da lui nello stesso luogo in capo a poco morirono, ed egli andando coraggiosamente incontro a quei soldati, li obbligò colla sua autorità a deporre le armi (1402). Estinto quasi il contagio, questo porporato andò a Messina per invigilare alla sicurezza del regno, ch’era minacciato da sei galee di Biserta, che apportavano de’ gravi danni; e siccome non erano nel regno le nostre galee, che si erano spedite sin dall’anno antecedente a Genova con seicento soldati spagnuoli, per ajutare quella repubblica contro gli attentati del duca di Savoja (1403), perciò pregò il gran maestro di Malta, affinchè spedisse la squadra della religione per dar la caccia a’ nemici.
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