Hanc primam fontem Panormitanae ubertatis indicem, cum ad hujusce Siciliae paradisi delicium exornandum, tum ad populo tramitis majestatem sub Regali Montis tegmine considentem aquis eloquentibus praedicandam curaverunt, probaverunt.
Ab Orb. Repar. M. DC. XXX.
La predilezione accordata alla città di Palermo dal duca di Alburquerque, il quale avea ogni cura per renderla più nobile, e ne avea fatta la sua deliziosa dimora, dava nel naso ai Messinesi, che vedeano farsi un così poco conto del privilegio da loro ottenuto fin dall’anno 1591 da Filippo II, e poi confermato da’ due Filippi III, e IV, per lo acquisto del quale aveano erogati, come si è detto, infiniti tesori. Per togliersi dunque in avvenire dal dover sempre contrastare per la residenza de’ vicerè, tentarono di fare un bel colpo, che, se loro accadea a seconda delle loro brame, restavano per sempre liberi dalla soggezione di Palermo. Spedirono adunque in Madrid questi sempre ammirabili per l’amore singolare, che nudrono per la loro patria cittadini messinesi Giuseppe Balsamo uno dei principali cavalieri di essa città e Francesco Foti di famiglia civile, ma che sempre si era distinta per lo zelo nel difendere le patrie prerogative. Costoro come oratori di Messina recavano l’offerta di un milione di scudi, purchè il re Cattolico si contentasse di dividere la Sicilia in due provincie, di una delle quali restasse capitale la città di Palermo, e dell’altra Messina, assegnando a ciascheduna provincia il suo particolare vicerè, che fosse indipendente dall’altro: mostrando che in questo modo si sarebbono risecate tutte le dissensioni fra le due emole città, e sarebbesi resa la quiete e la tranquillità al regno (1422).
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